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3. Mercanti

Quella sera racconta. Si chiama Palabast -- Phlebas nei suoni della loro lingua. Viene da Arphad, un regno-isola abitato da fenici; l'economia interamente centrata sul commercio.

È figlio del più ricco mercante dell'isola, Medar, magari ne avete sentito parlare. Una rete di interessi estesa a tutto il Mediterraneo; dodici navi di proprietà e partecipazioni economiche più o meno consistenti nelle altre imbarcazioni dell'isola e molte straniere.

In un regno di mercanti, tanto più uno limitato ad una sola città limitata ad una sola isola, la ricchezza viene dal commercio e le fortune crescono o diminuiscono rapidamente, secondo l'abilità di ciascun commerciante. Le proprietà terriere contano poco e non è raro che un buon mercante si trovi ad essere più ricco del re. Era il caso di mio padre: lontano parente del re e decisamente più ricco di lui, ma probabilmente anche più ricco di Azmoloh -- "servo di Moloch": voi greci dite Asmoleo -- sacerdote di Melqart e vero uomo potente dell'isola.

Ero figlio unico e mio padre aveva fretta di vedermi crescere. A dodici anni mi fece imbarcare per la prima volta, sotto la tutela del suo comandante più fidato, Abed. A quindici mi affidò il primo comando -- come potete indovinare, al mio lato avevo ancora Abed e tutti gli uomini sapevano bene chi comandava davvero... Ma io sentivo già la responsabilità e sono molto grato a mio padre per come mi ha educato.

La responsabilità era davvero grande: non si trattava solo di governare la nave e gli uomini, ma di concludere contratti, ispezionare la merce, riscuotere pagamenti. Un buon mercante è esperto di commercio e di comando e io ho avuto due buoni maestri: mio padre e Abed.

A diciassette anni dissi a mio padre che volevo sposare Arisha...

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